Bernini vs Borromini Tour in italiano!


Se bisogna indicare due uomini come i protagonisti di Roma Barocca, protagonisti e responsabili per aver fatto di Roma…Roma, la città più all’avanguardia nelle arti dell’Europa seicentesca, beh…questi due uomini sono senza dubbio Francesco Borromini e Gian Lorenzo Bernini. E’ il fatto che rende tutto ciò ancora più interessante è…che…tra loro pare corresse un odio viscerale!
Fu il fato a far incontrare due giganti, i cui caratteri erano tanto diversi quanto diverso era il loro approccio all’architettura!


Bernini era un uomo di mondo, affascinante, brillante ed espansivo, un genio sin dalla più giovane età; scultore prediletto di Scipione Borghese, nipote di Papa Paolo V, poi amico stretto e artista di corte di papa Urbano VIII; arbitro di gusto in città. Uno scultore eccezionale, il più grande talento mai visto a Roma dopo la morte di Michelangelo, ma forse nemmeno Michelangelo fu mai capace di far muovere e respirare il marmo come fece Gianlorenzo. Non solo scultore, Bernini fu anche pittore, autore di teatro e, soprattutto, apprezzassimo architetto!
Borromini, d’altro canto, era anch’egli un uomo straordinario ma, secondo tutte le notizie, mentalmente squilibrato: solitario, nevrotico e taciturno, talvolta aggressivo. In una crisi di disperazione, nel 1667, pose volontariamente fine alla propria vita.
Si formò nei cantieri lombardi come intagliatore di pietra e giunse all’architettura come un abile specialista, un tecnico brillante che aveva nel sangue un infinito talento per le linee e le curve…sapeva tutto di capitelli, colonne, mura, contrafforti, torri… e soprattutto, sapeva come progettarle perfettamente!
Il loro rapporto assunse la forma di un lungo conflitto e palazzo Barberini, da dove parte la nostra passeggiata, è un perfetto esempio di questa meravigliosa competizione.
Già qui si può notare con tutta evidenza la differenza tra la concezione architettonica “antropomorfica” ed ancora rinascimentale del Benini e la “bizzarria” tutta nuova eppure antica, medievale, di Borromini.
Il Palazzo, iniziato da Carlo Maderno, celebre autore della facciata di S. Pietro e zio di Borromini, fu costruito per volere di cardinal Maffeo, salito sul trono di Pietro nel 1623 col nome di Urbano VIII.
Alla morte di Maderno il Papa sceglie come capocantiere il suo caro amico, lo “charmante” Gianlorenzo, Borromini è solo il suo assistente, eppure l’architetto a capo del cantiere era suo zio! Poco dopo un altro screzio … il Papa deve decidere a chi affidare la prestigiosa committenza del Baldacchino di S. Pietro, da porre sopra la tomba del primo papa, al centro della grande basilica. Borromini aveva tutte le credenziali, le sue cognizioni tecniche lo rendevano il candidato perfetto ma…Urbano VIII non ci pensa nemmeno, sceglie ancora l’estroso Bernini con Borromini di nuovo assistente, consulente tecnico del genio, per combinare struttura architettonica a scultura monumentale. “Ad Maiorem dei Gloriam”, è per la gloria di Dio, Francesco accetta e si mette a disposizione ancora una volta!
Nel 1634 però, finalmente Borromini ha l’occasione di mostrare ciò che sa fare, un progetto tutto per lui! Il procuratore generale dei Trinitari scalzi spagnoli gli affida la costruzione del nuovo monastero, da costruirsi a poche centinaia di metri da qui. Egli è scelto per la sua maestria nel razionalizzare lo sfruttamento delle limitate possibilità di spazio del terreno ma anche perché Francesco decide di lavorare senza compenso…per la gloria di dio, dei trinitari…e per la sua!
Il progetto di S. Carlo alle Quattro Fontane è rivoluzionario.
Nessuno aveva mai tentato qualcosa del genere!
Abbandona il principio classico di modulazione geometrica rinascimentale, mette al bando la decorazione, mette al bando gli angoli elimina il punto di vista unico e rende protagonista la forma curvilinea continua, curva i muri dove non era permesso per non spezzare la continuità visuale. Il visitatore deve muoversi per capire, girarsi per apprezzare, una bellezza visionaria che è solo negli spazi architettonici, solo linee dunque, pura muratura e stucchi bianchissimi. Niente colori e tanta, tantissima luce.
Il carattere straordinario della creazione del Borromini fu riconosciuto immediatamente. Il procuratore generale ne scrisse a riguardo: “così raro a parer di tutti, che pare che non si trova altra simile nello artificioso et capriccioso,, raro, et straordinario in tutto il mondo. Questo testimoniano le diverse nationi, che continuamente come arrivano a Roma solicitano haver il suo disegno; spesse volte siamo sollecitati per questo effetto di Alemanni, Fiamenchi, Francesi, Italiani, Spagnoli et anco gli Indiani (…) dappertutto è sistemato in modo che una parte integra l’altra e lo spettatore è stimolato a lasciar correre l’occhio incessantemente”.
Agli occhi di Bernini il successo del suo avversario Borromini era inaccettabile. Era solo il suo assistente ed ora il più apprezzato architetto dell’urbe!
Ma la rivalità e la competizione stimola a migliorarsi…e scuote di certo, e con forza, il genio creativo di Gianlorenzo…
Qualche anno dopo ha finalmente una chance di rivincita: l’ordine dei Gesuiti gli commissiona una nuova chiesa a soli 200 metri dal complesso di San Carlo del Borromini! Una occasione per dimostrare a se stesso, se mai cene fosse stato bisogno, ma soprattutto al Papa e a tutta Roma che era ancora lui il migliore! La chiesa di S. Andrea al Quirinale è una vibrante risposta alle candide linee di Borromini! Luce e buio, bianchissimi stucchi e coloratissimi marmi, e poi oro, tanto oro!
Anche qui un brillante chiarore entra dall’alto. Ma in questo caso colore, stucchi e luce collaborano ad assorbire l’attenzione del fedele e lo costringono a seguire la nitidamente l’immagine di un miracolo di salvezza:
S. Andrea muore martire sull’altare, circondato da preziosi marmi colorati, poi si innalza al cielo su una candida nuvola verso la sfera celeste, ovvero una meravigliosa cupola ovale tutta d’oro con putti festanti in stucco che lo accompagnano. La ricompensa celeste è li evidente e davanti a noi. Il mistero è consumato ed anche la grande rivincita di Gian Lorenzo.
Scultura, architettura e pittura assieme, come in una macchina teatrale, trasformano un dramma in una esperienza vitale.
Fantastico!
Due geni, due diverse concezioni dell’architettura da ritrovarsi e scoprire nella stessa strada, via del Quirinale, ma soprattutto nella stessa città: Roma…o meglio…Roma Barocca!

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