Palma Bucarelli su Mondrian 1956


Universitalità di Mondrian (saggio tratto da: Mondrian, Editalia, 1956-1957)
Palma Bucarelli
Broadway Boogie-Woogie, 1942-43, MOMA, New York

"Perché di queste cose io dico che non sono belle rispetto ad alcunché, come altre, ma sempre sono belle in sè, per natura, e danno piaceri propri determinati". Platone, Il Filebo

Provate a pensare ad un quadro di Mondrian in qualsiasi ambiente e vedrete che subito vi colpirà quello che intorno c'è di disordinato, di eccessivo, di superfluo, cui non avevate badato prima; noterete le luci incerte, i colori confusi, le forme inutili; una sensazione che dall'ambito delle cose materiali si trasferirà facilmente in quello dello spirito. Presenza scomoda, come un richiamo della coscienza, come un ammonimento morale; ma presenza salutare perché vi costringe a una revisione dei valori e vi aiuta a distinguere l'essenziale nella confusione delle apparenze. Si adegueranno a quella misura solo le cose che rispondano ad una logica precisa della loro funzione, che non nascano dal caso o dall'istinto ma da un ordine intellettuale e rivelino l'intimo equilibrio proprio di ogni opera autentica, oggetto d'uso o d'arte che sia. Perché un quadro di Mondrian è l'equilibrio stesso, risultato di un rigoroso calcolo di rapporti, di un'assidua riduzione di ogni particolare al generale, di ogni accidentale al permanente; rapporti ed equilibri che sono sempre stati fondamenti della bellezza e che, un tempo rivestiti delle apparenze naturali, Mondrian volle tentare di rappresentare per se stessi, quali elementi comuni di ogni realtà singola. Tutta la vita Mondrian ha dedicato alla ricerca di questa verità, con la convinzione di un apostolo, con la dedizione di un asceta. I suoi scritti sono di una commovente monotonia per quel girare continuo intorno allo stesso argomento, per quel cercar di chiarire sempre lo stesso pensiero: "la vita è un continuo approfondimento della stessa cosa" sono sue parole. 
Paesaggio, 1907, Gemeente Museum, L'Aja

Mulino a Domburg, 1908, Gemeente Museum, L'Aja
Chi abbia in mente la produzione più nota dell'artista, i quadri della maturità, del periodo da lui stesso chiamato Neoplastico, forse non se ne rende conto, ma chi segua tutta la sua opera dal principio vedrà con quanta coerenza lo scopo è perseguito, senza sbandamenti, sul filo di un'intuizione che diviene man mano certezza, con un fervore esclusivo come una religione; vedrà un cammino tutto scoperto con una sincerità assoluta e così evidente nelle sue conquiste e scrupoloso da riuscire quasi esemplare. Maturazione lenta e tutta dovuta ad un irresistibile impulso interiore. Quando, sul finire del 1911, Mondrian andò per la prima volta a Parigi e riconobbe nel cubismo quello che cercava, aveva già fatto per suo conto gli esperimenti che lo avevano portato verso un'astrazione della natura sempre più dichiarata, di cui il cubismo gli apparve allora come il naturale sblocco. 

Duna III, 1909, Gemeente Museum, L'Aja
 Fin dagli inizi infatti, quando si dedicava specialmente a studi di paesaggio con una tecnica impressionistica, il carattere della sua pittura non fu mai istintivo o romantico e nemmeno veramente naturalistico. Già allora non voleva imitare,o sia pure interpretare, la natura, ma trovarne la struttura più vera, la realtà profonda e universale, spogliata del contingente; in questo intento liberò da prima il colore, che divenne sere più puro, valente per se stesso come linguaggio autonomo qual'era nei principi della pittura "fauve", poi cercò di liberare la forma, che per tendere all'essenziale divenne quasi simbolica. La conoscenza del cubismo, avvenuta in quel momento della sua evoluzione, fu però risolutiva: è appassionante seguire di quel periodo (dal 1911 al 1914) il lavoro lento e graduale per trasformare l'oggetto naturale nell'astrazione delle sue linee e colori, e scoprire la realtà nascosta sotto il velo delle apparenze. 
Alberi fioriti, 1912, Gemeente Museum, L'Aja
 Nella serie delle "nature morte con il vaso di zenzero" e, più ancora, nella serie degli studi di alberi si manifesta, con una esattezza che sembra u a dimostrazione scolastica, il pensiero dell'artista opera per opera, un passo avanti in ogni quadro, sempre più sfrondando, sempre più semplificando, con una costanza quasi maniaca; sembra di assistere al lavoro dello scienziato che persegue un'idea, giorno per giorno, esperimento su esperimento fino a provare scientificamente la verità intuita.
Ma il cubismo era sempre una rappresentazione della realtà visibile, sia pure scomposta e ricostituita nel tentativo di rappresentarne la sintesi dei molteplici aspetti. All'idea che della realtà aveva Mondrian questo non poteva bastare: egli pensava che il cubismo non era andato fino alle estreme conseguenze delle proprie intuizioni arrestandosi ancora alle apparenze. 

Tavola No. 4, 1913, Gemeente Museum, L'Aja
 Bisognava invece rifiutare ogni apparenza e arrivare alle origini, al motivo primo delle infinite variazioni del mondo sensibile e rappresentarlo plasticamente soltanto con l'equilibrio dei rapporti puri, delle equivalenze dei contrari, del contenuto dinamismo di linee ad angolo retto, simbolo di ciò che è stabile; bisognava non più imitare ma essere la linea, il colore, la luce stessa. Cercando di attingere la realtà universale, abolendo l'individuale, l'istintivo e perciò l'egoistico, l'arte di Mondrian viene ad assumere così anche un significato etico ed umano. Le sofferenze, gli sconvolgimenti causati dalla guerra mondiale, il sovvertimento dei valori che avevano retto fino allora la società contribuirono certo a confermare nel suo spirito riflessivo la meditazione intorno a una drammatica condizione umana che gli parve di poter riferire al prepotere dei sentimenti soggettivi, alle diverse apparenze della realtà quali cause prime del tragico della vita. Liberando le cose dai loro limiti ingannevoli, ritrovando il senso di una realtà comune e più vera si può dunque liberare gli uomini da quell’angoscia che sembra essere il fatale appannaggio della vita moderna.

Composizione, 1919, Kroller-Muller, Otterlo
Così l’opera di Mondrian lungi dall’essere fredda e distaccata, come potrebbe apparire a chi la veda soltanto tutta tesa a calibrarsi perfettamente nelle sue composizioni geometriche di una purezza spietata, vuol essere invece un messaggio di fiducia e, nell’affermazione di un possibile equilibrio, perfino di felicità: il grande utopista vuole offrire agli uomini la certezza di un ordine nel caos delle apparenze, causa prima del disordine e dell’infelicità. Di qui il valore sociale dell’arte di Mondrian e il suo naturale inserimento, già quarant’’anni fa, nei moti profondi del mondo moderno, meccanico e industrializzato, in cui la tecnica il numero la quantità hanno nuove e dominanti funzioni, ma che non per questo vuol cessare di essere umano. I suoi principi sono penetrati e si sono riflessi ovunque si guardi: nell’architettura, nell’urbanistica, nell’arredamento, nei prodotti industriali e fin nel gusto delle reclame, nella forma degli oggetti d’uso. 

Composizione, 1921, GNAM, Roma

Composizione, 1921, Gemeente Museum, L'Aja
 Un quadro di Mondrian è la forma artistica di quel mondo; non si può esprimere con maggior purezza il nostro ritmo di vita, tanto deprecato in nome di un modo di vita passato, che in realtà non possiamo più sentire se non come storia; di questo tempo attuale che ha una sua propria bellezza e valore e che, come al solito, gli artisti sono stati i primi a rivelare. Perciò un quadro di Mondrian non vuol essere una cosa da contemplare da lontano, estranea, superumana, ma vuol essere anche essa un oggetto da usare, da inserire nella propria vita, un aiuto agli uomini per capire se stessi e il mondo che li circonda. E, come un oggetto, è eseguito con attento lavoro, quasi di artigiano. Sembra così facile, un quadro di Mondrian: fondo bianco o grigio, righe nere, quadrati e rettangoli di colori puri, fondamentali, rosso, giallo, blu; eppure, anche a voler considerare solo la tecnica, si veda come tutto è dipinto con cura infinita e ogni pennellata abbia il suo valore, spessore e intensità nelle sottili variazioni luminose e come gli effetti siano minuziosamente calcolarti non certo con freddezza di geometria, ma con acuta sensibilità di pittore. Perciò i quadri di Mondrian non sono molti come si potrebbe pensare; la loro fattura ha sempre richiesto, oltre ad una lunga maturazione ideale, un lunghissimo tempo di esecuzione.

Composizione, 1930, coll. priv.
 Uno dei rapporti più perfetti della cultura moderna si è così stabilito fra questo artista e la vita contemporanea: perché egli l’ha profondamente capita e amata, sensibile ad ogni sua esigenza sociale, morale e materiale, come prova tra l’altro il suo interesse per la forma della casa sia come architettura che come interno; attento e partecipe ad ogni novità come dimostra la sua intelligenza della vita americana, delle sue città iperboliche, della perfezione della sua organizzazione meccanica, perfino del ritmo spezzato e multicolore del jazz. Certo per questa sua partecipazione ai problemi della nostra vita e non solo per l’universalità propria di ogni vera opera d’arte gli italiani sentono anch’essi questo artista così vivo e presente. Gli artisti italiani hanno inteso il suo messaggio; gli architetti, i pittori, gli scultori ne hanno tratto grande giovamento soprattutto nel senso della chiarezza e dell’ordine. Una certa tendenza in Italia ad esaltare eccessivamente l’istinto, il cuore, le passioni, che in realtà, il più delle volte, nell’arte come nella vita, portano al casuale, al disordinato, all’arbitrario. Trovo in Mondrian un salutare correttivo nella direzione dell’intelligenza, della ragione, della cultura; l’inclinazione all’individualismo, all’egoismo, all’isolamento sociale torva un contrappeso nel sentimento collettivo, nell’indirizzo universale dell’arte di Mondrian; una certa indulgenza per il pittoresco e il caratteristico trova la remora in una misura classica. E anche questo avvicina Mondrian al nostro spirito: forse nessun altro artista ha raggiunto un’espressione così pura e limpida di classica compostezza; nei suoi calcoli matematici, nelle sue composizioni geometriche è l’aspetto moderno di quei concetti che hanno informato le  più alte opere d’arte del nostro Rinascimento. 

Composizione III, 1936, Kunstmuseum, Basilea
Perciò non è esatto dire che Mondrian sia esclusivamente nordico, e olandese, sol perché il suo sentimento dell’astrazione appare così rigido e pulito, di un puritanesimo spinto fino al misticismo. C’è anche questo in lui naturalmente, poiché sempre ogni artista porta l’impronta  dei caratteri della propria terra, ma superato dalla capacità di scernere dai particolari il valore comune, l’immagine di una realtà ordinata secondo una misura universale. Egli stesso del resto diceva che la nuova arte era imbevuta di cultura latina e che in essa si esprimono lo spirito riflessivo del nord e lo spirito chiaro del sud. Perciò anche per noi non è possibile pensare al nostro tempo senza Mondrian né Mondrian senza il nostro tempo; perciò lo sentiamo parte essenziale del nostro modo di essere e di vivere; perciò un quadro di Mondrian si accorda naturalmente con tutto quello che noi sentiamo vivo intorno a noi e che allontana tutto ciò che è morto, espressione di un tempo non nostro, di un costume di vita che non ci appartiene. Per chi sappia intenderlo un quadro di Mondrian non è solo un’opera d’arte ma un principio filosofico e una regola di vita, una misura per sapere quello che importa e quello che non importa e non importa più.

Palma Bucarelli

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